Abstract in English:
Biological samples collected in biobanks are a resource with significant research potential. The Italian Joint Group cNB - cNBBSV (National committee of Bioethics - National committee for Biosecurity, Biotechnologies and Life Sciences) published a document reporting recommendations on storage and use of dried blood spot (DBS) and on the development of a National Network of Regional Newborn Screening Repositories for collection of residual DBS. Several ethical questions (about consent, possible use of genetic information, unanticipated possible usages for research purposes) rise from residual newborn screening specimens collections. Moreover, legal and ethical controversies are accentuated by the conflicts between the interests of sample donors, biobank holders, researchers and the public. To overcome these difficulties the identification of a few criteria for storage and research usage of DBS is crucial.Abstract in Italian:
INTRODUZIONE: L'analisi in componenti principali dell'onda T è stata usata per quantificare le componenti dipolari e non dipolari dell'attivazione ventricolare, associate all'etereogeneità della ripolarizzazione. Allo stesso modo, l'analisi in componenti principali dell'onda P può essere utile nell'analizzare la propagazione del segnale elettrico negli atri, la cui eterogeneità sembra essere un fattore predisponente per la fibrillazione atriale. OBIETTIVO: Lo scopo dello studio è di effettuare l'analisi in componenti principali dell'onda P in pazienti suscettibili alla fibrillazione atriale. METODI: L'analisi in componenti principali è effettuata su onde P estratte effettuando la media sincronizzata su registrazioni ECG acquisite mediante un sistema di mappaggio ECG a 32 derivazioni (2048 Hz, 24 bit, 0-400 Hz). RISULTATI E CONCLUSIONI: I parametri estratti per quantificare le componenti dipolari e non dipolari dell'onda P sono stati i primi 3 autovalori e la percentuale di varianza cumulata spiegata dalle prime 3 componenti principali. Quest'ultima è risultata maggiore nel gruppo di pazienti a basso rischio di sviluppare fibrillazione atriale rispetto al gruppo ad alto rischio. Inoltre, corrispondentemente, il primo auto valore è significativamente più basso mentre il secondo è significativamente più alto nei pazienti ad alto rischio rispetto a quelli a basso rischio. L'analisi dei fattori ha mostrato che in media tutte le derivazioni contribuiscono alla prima componente principale.Abstract in English:
BACKGROUND: Principal component analysis (PCA) of the T-wave has been demonstrated to quantify the dipolar and not-dipolar components of the ventricular activation, the latter reflecting repolarization heterogeneity. Accordingly, the PCA of the P-wave could help in analyzing the heterogeneous propagation of sinus impulses in the atria, which seems to predispose to fibrillation. AIM: The aim of this study is to perform the PCA of the P-wave in patients prone to atrial fibrillation (AF). METHODS: PCA is performed on P-waves extracted by averaging technique from ECG recordings acquired using a 32-lead mapping system (2048 Hz, 24 bit, 0-400 Hz bandwidth). We extracted PCA parameters related to the dipolar and not dipolar components of the P-wave using the first 3 eigenvalues and the cumulative percent of variance explained by the first 3 PCs (explained variance EV). RESULTS AND CONCLUSIONS: We found that the EV associated to the low risk patients is higher than that associated to the high risk patients, and that, correspondingly, the first eigenvalue is significantly lower while the second one is significantly higher in the high risk patients respect to the low risk group. Factor loadings showed that on average all leads contribute to the first principal component.Abstract in Italian:
INTRODUZIONE: Il presente lavoro intende descrivere la condizione della salute mentale della popolazione dell'Aquila a seguito del terremoto in termini di prospettive di struttura, di processo ed esito. METODO: È stata eseguita una revisione di letteratura relativa gli articoli pubblicati sul terremoto dell'Aquila. RISULTATI: Anche se la popolazione ha manifestato un disagio psicologico importante, viene rilevata capacità di resilienza. Tuttavia, se sono intervenuti meccanismi resilienti nel periodo immediatamente successivo al terremoto, è verosimile considerare pericoli importanti a medio-lungo termine a causa della lunga durata delle quotidiane difficoltà di vita e della disgregazione delle reti sociali che possono essere ben associate a problemi di salute mentale. CONCLUSIONI: In una situazione quale quella di un terremoto le esigenze immediate di soccorso per problematiche di ordine fisico, medico e di emergenza devono essere affrontate per prime. Tuttavia sarebbe importante la formazione dei soccorritori di primo intervento per identificare i sintomi di stress psicologico e permettere un triage per la salute mentale sul campo.Abstract in English:
INTRODUCTION: In the present work we describe the mental health condition of L'Aquila population in the aftermath of the earthquake in terms of structural, process and outcome perspectives. METHOD: Literature revision of the published reports on the L'Aquila earthquake has been performed. RESULTS: Although important psychological distress has been reported by the population, capacity of resilience can be observed. However if resilient mechanisms intervened in immediate aftermath of the earthquake, important dangers are conceivable in the current medium-long-term perspective due to the long-lasting alterations of day-to-day life and the disruption of social networks that can be well associated with mental health problems. CONCLUSIONS: In a condition such as an earthquake, the immediate physical, medical, and emergency rescue needs must be addressed initially. However training first responders to identify psychological distress symptoms would be important for mental health triage in the field.Abstract in Italian:
INTRODUZIONE: È stato condotto uno studio trasversale nell'area industriale di Roma relativo alle conoscenze e alla percezione del rischio biologico occupazionale fra lavoratori di diverse tipologie. METODI: Lo studio è stato condotto nel periodo marzo-aprile 2010 utilizzando un questionario che indagava sulle seguenti aree di interesse: a) dati socio-demografici; b) percezione del rischio biologico nelle attività lavorative ordinarie; c) conoscenza dei rischi biologici; d) rischi biologici nell'ambiente lavorativo. RISULTATI: Hanno preso parte allo studio 729 partecipanti delle seguenti categorie: alimentazione, catering, servizi, agricoltura e allevamento, sanità, scuola e ricerca (maschi 57,2%; età media 37,4 anni, SD = 10,9). Sono state riscontrate associazioni significative fra le differenti tipologie lavorative e la rilevanza (p = 0,044) e la percezione (p < 0,001) del rischio biologico. In relazione al tipo di veicolo di infezione, le percentuali più elevate di rischio biologico riportate dai rispondenti riguardano: l'aria (66,7%) e il contatto fisico (61,9%) per il gruppo dei lavoratori del settore alimentare e catering; l'aria (73,5%) e il sangue (57,0%) per il gruppo dei professionisti sanitari e dei ricercatori; contatto fisico (63,1%) e sangue (48,3%) per il gruppo dei lavoratori dei servizi. Sono state riscontrate differenze significative nelle proporzioni relative all'effetto prevalente causato da agenti biologici (59,9% nel gruppo dei lavoratori degli alimenti, 91,6% nel gruppo dei professionisti sanitari e dei ricercatori e 79,3% nel gruppo dei servizi) (p < 0,001). CONCLUSIONI: Tutti i partecipanti mostrano una buona conoscenza degli effetti indotti dagli agenti biologici ed è significativo che circa la metà di essi sia consapevole dei rischi relative alle allergie. È tuttavia sorprendente che questo rischio sia conosciuto meno dai professionisti sanitari rispetto alle altre categorie lavorative considerate.Abstract in English:
BACKGROUND: A cross-sectional survey on knowledge and perception of occupational biological risk among workers in several occupations was carried out in the industrial area of Rome. METHODS: The study was carried out in the period of March-April 2010 using a questionnaire with 33 items on the following areas: a) socio-demographic data; b) perception of the biological risks in ordinary occupational activity; c) knowledge about biological risks; d) biological risks in the working environment. The questionnaire was submitted to a convenience sample of workers of an industrial area in Southern Rome. RESULTS: 729 participants entered the study from the following work activities: food, catering, service, farming and breeding, healthcare, school and research (males 57.2%; mean age 37.4 years, SD = 10.9). Significant associations were found between different activity areas with respect to the relevance of the biological risk (p = 0.044) and the perception of the biological risk (p < 0.001). With respect to vehicles of infectious agents, the highest percentages of the most common biological risk exposures were: air and physical contact for the catering and food group, 66.7% and 61.90% respectively; air and blood for the health and research group, with 73.50% and 57.00% respectively; and physical contact and blood for the service group, 63.10 % and 48.30%. Significant difference of proportions were found about the prevalent effect caused by the biological agents was the occurrence of infectious diseases (59.90% food group, 91.60% health and research and 79.30% service group) (p < 0.001). The perception of knowledge resulted in a good rank (sufficient, many or complete) in the food and catering group, 78.3% with significant difference compared to other professions (p < 0.001). CONCLUSIONS: All participants show good knowledge the effects induced by biological agents and it is significant that almost half of the respondents are aware of the risks concerning allergies. Nevertheless, it is surprising that this risk is known mainly by workers of service, farming and breeding, to a greater extent than it is known by health workers.Abstract in Italian:
INTRODUZIONE: Nei Paesi industrializzati, nonostante la sua bassa incidenza la listeriosi invasiva è un'infezione alimentare di grande impatto per la salute pubblica, a causa della gravità delle sue manifestazioni cliniche e dell'alto tasso di letalità. In Europa, fra il 2005 e il 2009, sono stati notati incrementi, statisticamente significativi, delle notifiche di listeriosi in Austria, Danimarca, Ungheria, Italia, Spagna e Svezia. MATERIALI E METODI: Dal punto di vista fenotipico la tipizzazione sierologica rappresenta la tecnica più tradizionale per classificare gli stipiti di Listeria monocytogenes. In Europa come nel resto del mondo, il 95% circa dei ceppi di L. monocytogenes isolati da campioni clinici e alimentari appartengono ai sierotipi 1/2a, 1/2b, 1/2c e 4b. RISULTATI: L'obiettivo di questo studio è quello di attirare l'attenzione su questa grave e atipica malattia alimentare, riportando i dati epidemiologici e la distribuzione dei sierotipi, relativamente a 251 stipiti raccolti nel periodo 2000-2010, dal Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dell'Istituto Superiore di Sanità, focalizzando l'attenzione sui dati provenienti dalla Regione Lombardia. I sierotipi più frequentemente identificati sono 1/2a, 4b, 1/2b (per un complessivo 92%) ma non è mancato il riscontro di sierotipi rari (1/2c, 3a, 3b, 4d). CONCLUSIONI: In Italia la rete di sorveglianza di laboratorio (ENTER-NET) ha registrato negli ultimi 11 anni un incremento di casi di listeriosi dovuto a un reale incremento e a una migliore sensibilità della rete di sorveglianza in Lombardia.Abstract in English:
BACKGROUND: In developed countries invasive listeriosis is an infection of great concern to public health to due its clinical severity and high fatality rate, despite its low incidence. In Europe, statistically significant increasing trends in listeriosis notification rates from 2005 to 2009 were noted in Austria, Denmark, Hungary, Italy, Spain and Sweden. MATERIALS AND METHODS: The standardized techniques based on phenotype to typing Listeria monocytogenes is the serotyping. In Europe, as elsewhere in the world, about 95% of L. monocytogenes strains isolated from clinical and food samples belongs to serovars 1/2a, 1/2b, 1/2c and 4b. RESULTS: The target of this work is to draw attention to this important and atypical foodborne disease, reporting epidemiological data and serotypes distribution of 251 human L. monocytogenes isolates reported during 2000-2010 to Veterinary Public Health and Food Safety Department of Istituto Superiore di Sanità, focusing on epidemiological trend of invasive listeriosis in Lombardia, a North Italian Region. The serotypes most frequently identified are 1/2a, 4b, 1/2b (in total 92%), but the detection of uncommon serotypes is not missing (1/2c, 3a, 3b, 4d). CONCLUSIONS: In Italy the surveillance laboratory network, as well as the foodborne disease network (ENTER-NET), has revealed in the last 11 years an increase trend of listeriosis cases reported likewise with results of Notificable National Infectious Disease surveillance System. This is probably due to a real increase of listeriosis, even if there is a greater sensitivity of the network in some regions.Abstract in Italian:
INTRODUZIONE: L'impatto dal punto di vista microbiologico della clorazione a bassa concentrazione (1 ppm cloro libero) nella produzione di vegetali di IV gamma è stato valutato mediante il monitoraggio annuale della qualità microbiologica delle acque di irrigazione e di processo, nonché dei vegetali materia prima e pronti al consumo, presso due impianti di produzione. Sono stati, inoltre, determinati alcuni parametri chimici e chimico-fisici rilevanti nella gestione della clorazione. MATERIALI E METODI: Entrambi i produttori utilizzano massimo 1 ppm di cloro libero nelle acque di lavaggio. Tuttavia, i processi adottati presso i due stabilimenti differiscono per il numero di cicli di risciacquo. RISULTATI E CONCLUSIONI: Salmonella spp e Campylobacter spp sono stati rinvenuti ciascuno in un campione di acqua di irrigazione su nove, presso uno dei due produttori. Non sono stati rilevati organismi patogeni nei campioni di vegetali. Confrontando i dati di conta mesofila totale di materia prima e prodotto finito dello stesso lotto, il processo comprendente un numero maggiore di cicli di risciacquo fornisce risultati migliori. Tuttavia, i dati ottenuti sembrano indicare che clorazione a bassa concentrazione potrebbe essere insufficiente ai fini della prevenzione della contaminazione delle apparecchiature di lavaggio e della contaminazione crociata tra lotti diversi di vegetali.Abstract in English:
INTRODUCTION: We evaluated the microbiological impact of low-level chlorination (1 ppm free chlorine) on the production of ready-to-eat (RTE) vegetables by monitoring the microbiological quality of irrigation and processing water in two production plants over a 4-season period, as well as the microbiological quality of unprocessed vegetables and RTE product. Water samples were also characterized in terms of some chemical and physico-chemical parameters of relevance in chlorination management. MATERIALS AND METHODS: Both producers use water with maximum 1 ppm free chlorine for vegetables rinsing, while the two processes differ by the number of washing cycles. RESULTS AND CONCLUSIONS: Salmonella spp and Campylobacter spp were detected once in two different irrigation water samples out of nine from one producer. No pathogens were found in the vegetable samples. As expected, the procedure encompassing more washing cycles performed slightly better in terms of total mesophilic count (TCM) when comparing unprocessed and RTE vegetables of the same batch. However, data suggest that low-level chlorination may be insufficient in preventing microbial build-up in the washing equipment and/or batch-to batch cross-contamination.Abstract in Italian:
In questo articolo abbiamo focalizzato il nostro interesse su di una classe di molecole di adesione e più in particolare sul CEACAM1 che in diversi studi è stato osservato essere coinvolto nella trasformazione tumorale attraverso complessi meccanismi di modulazione e di alterata regolazione. OBIETTIVO: L'espressione di CEACAM1 risulta spesso associata con l'abolizione della oncogenicità di linee cellulari trasformate e pertanto questa molecola di adesione è stata considerata alla stregua di un immunosoppressore tumorale. DISCUSSIONE: In contrasto con questa osservazione, in molti casi l'espressione de novo di CEACAM1 risulta essere associata con la progressione tumorale e la metastatizzazione di diverse forme di cancro che includono il melanoma, il carcinoma polmonare a non piccole cellule, il carcinoma della vescica, della prostata, mammario, tiroideo e del carcinoma gastrico e del colon. In questo articolo riportiamo i dati più significativi della letteratura corrente che dimostrano attraverso studi immunoistochimici e clinici una stretta correlazione fra prognosi infauste ed espressione del CEACAM1 sulla superficie di cellule tumorali.Abstract in English:
BACKGROUND: In this review, we focus our discussion on one class of carcinoembryonic antigen-related cell adhesion molecules, Carcinoembryonic antigen-related cell adhesion molecules 1 (CEACAM1). This has been observed in several malignant transformations to be subjected to complex mechanisms of modulation and dysregulation. AIMS: Restoration of CEACAM1 expression in tumor cell lines often abolishes their oncogenicity in vivo, and therefore, this adhesion molecule has been regarded as a tumor suppressor. In contrast, de novo expression of CEACAM1 is found with the progression of malignancy and metastatic spread in a large array of cancer tissues which include melanoma, Non Small cell Lung carcinoma (NSCLC) as well as bladder, prostate, thyroid, breast, colon and gastric carcinomas. DISCUSSION: We report and discuss the most significant findings confirming at immunohistochemical and clinical level the correlation between poor prognosis and expression of CEACAM1 on the cell surface of tumors.Abstract in Italian:
OBIETTIVO: La rinite allergica è una malattia a prevalenza elevata e crescente. La gestione della rinite allergica consiste nell'allontanamento dell'allergene, nell'utilizzo di terapie anti-allergiche, e nell'immunoterapia specifica (AIT). Solo quest'ultima agisce sulle cause dell'allergia in quanto grazie al suo meccanismo d'azione modifica la storia naturale della malattia. L'immunoterapia sublinguale (SLIT) è stata proposta negli anni novanta come alternativa alla tradizionale immunoterapia sottocutanea. MATERIALI E METODI: Sono stati analizzati tutti gli studi controllati attualmente disponibili sull'efficacia e sulla sicurezza della SLIT. RISULTATI E CONCLUSIONI: Finora, più di 60 studi clinici controllati, analizzati globalmente in sei meta-analisi, hanno dimostrato la sicurezza e l'efficacia della SLIT nella terapia della rinite allergica. Tuttavia, per avere una buona risposta clinica, la SLIT deve essere eseguita seguendo le indicazioni degli studi controllati, che raccomandano l'utilizzo di dosi sufficientemente elevate per almeno tre anni consecutivi.Abstract in English:
OBJECTIVE: Allergic rhinitis (AR) is a disease with high and increasing prevalence. The management of AR includes allergen avoidance, anti-allergic drugs, and allergen specific immunotherapy (AIT), but only the latter works on the causes of allergy and, due to its mechanisms of action, modifies the natural history of the disease. Sublingual immunotherapy (SLIT) was proposed in the 1990s as an option to traditional, subcutaneous immunotherapy. MATERIAL AND METHODS: We reviewed all the available controlled trials on the efficacy and safety of SLIT. RESULTS AND CONCLUSION: Thus far, more than 60 trials, globally evaluated in 6 meta-analyses, showed that SLIT is an effective and safe treatment for AR. However, it must be noted that to expect clinical efficacy in the current practice SLIT has to be performed following the indications from controlled trials, that is, sufficiently high doses to be regularly administered for at least 3 consecutive years.Abstract in Italian:
OBIETTIVO: La presente ricerca qualitativa propone un'analisi dell'impatto dello tsunami del 2004 sulla qualità della vita della popolazione dello Sri Lanka, concentrandosi sui fattori che hanno contribuito ad aumentare, nella popolazione colpita, la suscettibilità ai disastri - la cosiddetta vulnerabilità - e la loro naturale capacità di recupero e ripresa - la cosiddetta resilienza. METODOLOGIA: Lo studio ha previsto la conduzione di 10 Focus Group e 18 Interviste In Profondità. I dati sono stati poi analizzati con un software per l'analisi dei dati qualitativi. RISULTATI E CONCLUSIONI: Lo studio ha dimostrato che ognuno dei fattori presi in esame rappresenta allo stesso tempo un bene danneggiato, un elemento di vulnerabilità e una risorsa su cui fare affidamento per far fronte alle difficoltà e iniziare la ripresa. La complessità del quadro emerso apre il campo a ulteriori ipotesi su come i disastri e gli interventi di emergenza influenzino le relazioni e le dinamiche sociali, che andrebbero studiate ulteriormente, insieme agli effetti dei traumi individuali e sociali sulla società.Abstract in English:
AIM: This qualitative study is aimed at analysing the impact of the 2004 tsunami on the Quality of Life of the Sri Lankan population. It focused on the factors that have contributed to an increase in the people's susceptibility to the impact of hazards - their vulnerability - as well as of the natural ability to cope of the populations affected - their resilience. METHODOLOGY: The study is based on the conduction of 10 Focus Group discussions and 18 In-depth Interviews, then analysed through a qualitative analysis software. RESULTS AND CONCLUSIONS: The analysis shows that each factor involved in the interplay among the different processes that produced the changes in the affected people's quality of life is at the same time a damaged asset, a vulnerability factor and a resource to draw upon for coping. The complexity of this situation opens further speculation as to how disasters and relief interventions influence relationships and dynamics in society. This should thus be further investigated, together with the effects of individual and group trauma on society.Abstract in Italian:
SCOPO: In questo studio è stata effettuata un'indagine sul burnout tra gli operatori per le sostanze d'abuso (no. = 68) che avevano lavorato in centri per la prevenzione e trattamento per sostanze d'abuso (no. = 18) in croazia. METODI: Sono stati considerati i fattori interni ed esterni connessi al burnout. Sono stati utilizzati il Maslach Burnout Inventory che misura tre dimensioni del burnout: esaurimento emozionale, depersonalizzazione e realizzazione personale e un questionario per i fattori interni ed esterni di burnout. RISULTATI: Sono stati determinati livelli più elevati di esaurimento emozionale e depersonalizzazione, come anche più alti livelli di soddisfazione personale. Una significativa relazione con tre dimensioni del burnout è emersa per fattori quali le condizioni di lavoro, le emozioni, l'organizzazione del lavoro ed alcuni tratti di personalità. CONCLUSIONI: Nell'insieme, quanto emerso suggerisce una certa specificità di burnout professionale tra gli operatori nel campo delle sostanze d'abuso e la necessità, per loro, di un piano specifico di vigilanza per la salute mentale.Abstract in English:
AIM: In this study, burnout and its internal and external factors were investigated among substance abuse counsellors (no. = 68) who worked in centres for Prevention and Substance Abuse Treatment (no. = 18) in Croatia. METHODS: Maslach Burnout Inventory was used which measured three burnout dimensions: emotional exhaustion, depersonalization and personal accomplishment; and questionnaire of internal and external burnout factors. RESULTS: The higher levels of emotional exhaustion and depersonalization, and the higher level of personal accomplishment were determined. Factors such as work conditions, emotions about us and work, work organization and certain personality traits showed significant relationship with three burnout dimensions. CONCLUSIONS: Overall, findings implicated a certain specificity of professional burnout in substance abuse counsellors, and the need for specific design of mental health care for them.Abstract in Italian:
OBIETTIVI: Questa ricerca ha coinvolto giornalisti interessati a diffondere informazioni di carattere medico con lo scopo di identificare il loro livello di condivisione teorica e di applicazione pratica delle raccomandazioni per un buon giornalismo medico. METODI: Il questionario ha raggiunto 450 giornalisti italiani e ottenuto una risposta del 23,1%. RISULTATI: Le principali discrepanze fra l'atteggiamento teorico e l'applicazione professionale delle raccomandazioni riguardano l'utilità di una preparazione scientifica e di un aggiornamento continuo, l'attenta valutazione del protocollo e dei risultati sperimentali, l'esposizione dei risultati in termini di rischio assoluto e numeri necessari per il trattamento, l'attenzione ai conflitti di interesse. Dalle risposte sono emersi due profili omogenei. Il Gruppo 1 costituito dai giornalisti della stampa generalista che presenta un grosso divario fra teoria e pratica. Il Gruppo 2 che comprende quanti scrivono per i media specialistici e che dimostra una maggiore coerenza nei due ambiti. DISCUSSIONE: Un miglioramento nelle capacità di interpretazione della letteratura biomedica è consigliabile, ma è anche necessaria, in particolare per quanto riguarda i quotidiani, un'attenzione alle modalità di lavoro nei quotidiani, un ambito nel quale gli interventi presentano maggiori difficoltà.Abstract in English:
OBJECTIVE: This survey involved medical reporters to identify degrees of theoretical and actual compliance to recommendations for health reporting. METHODS: The questionnaire was addressed to 450 Italian journalists and obtained a redemption of 23.1%. RESULTS: Major gaps between theoretical agreement and professional practice were: need of scientific background and continuing education; importance of avoiding sensationalism, assessment of scientific protocols and results, reporting of results as absolute risk and numbers needed to treat, attention to the conflict of interest. Two homogeneous profiles emerged. Group 1 includes journalists working in newspapers and shows a large gap between theory and practice. Group 2 includes mainly journalists working in technical medical media and shows a higher consistency between the two settings. DISCUSSION: An improvement in theoretical understanding of medical literature is advisable, but interventions are needed in the working practice in particular in newspapers, a setting where approaches are more difficult.